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Un'opera contro la guerra e sulla memoria del padovano Bordin
L'utopia possibile di "Hiroshima"
di Virginia Baradel
S'intitola "Hiroshima" ed è un lavoro che ha dell'incredibile: scorre come un nastro alto due metri e mezzo e lungo trenta e rappresenta quel tragico day after con una panoramica a volo d'uccello che include puntualmente strade, quartieri, il fiume e le colline, i resti del ponte e del castello cinquecentesco. C'è anche il cielo all'orizzonte. Macerie, polvere, alberi stecchiti e carbonizzati, luce tersa, nessun segno di vita e una meraviglia di colori come se invece della bomba atomica fosse stato l'arcobaleno a cadere su Hiroshima. |
Mauro Bordin, l'autore, è un giovane artista padovano che ora vive e lavora a Parigi. L'opera è esposta alla Festa dell'Unità di Padova in quel monumento di archeologia industriale che è il vecchio macello. Si trova appeso come un immenso fregio sopra gli spazi riservati, oltre ai quadri di Bordin, alle "farfalle" che portano sulle loro ali l'infinita molteplicità del visibile di Giorgio Poli e alle fotografie del Portello negli anni Cinquanta di Enzo Saviolo, il tutto per la regia di Giorgio Segato. |
Agli antipodi di un altro e più famoso artista padovano, Maurizio Cattelan, Bordin dipinge, fa proprio quadri di pittura carnosa e lo fa in un modo figurativo estremo, figlio più dell'informale che dell'espressionismo, capace cioè di modellare paste alte col pennello a vista, Il risultato è una folla di segni e pennellate che vanno ad aggregarsi sino a evocare le cose rappresentate. Bordin aveva già dato prova di sapersi muovere molto bene per scelte sia linguistiche che tematiche ma "Hiroshima" è un sorprendente esercizio di utopia in forma di pittura. Egli infatti ha realizzato l'enorme dipinto con fogli rettangolari formato album, centinaia e centinaia di fogli. Questo montaggio a puzzle non appare affatto alla vista poiché prevale, con un'evidenza che trascina dentro alla veduta, la panoramica d'insieme, il sogno di Bordin è quello di realizzare un grande happening in cui centinaia di persone entrano simbolicamente in questo paesaggio (le dimensioni dell'opera sono tali da consentire una sistemazione ad ambiente) e poi acquistano un foglio-tassello i cui proventi andrebbero a qualche associazione benefica impegnata sui fronti di guerra. Ma quel che è più singolare è che queste persone dovrebbero poi, ad un anniversario di Hiroshima stabilito, ritrovarsi e ricomporre il mosaico di quel paesaggio oppure, mancando, lasciare vuoti gli spazi dei loro fogli così lo stato futuro del dipinto rappresenterebbe la tensione tra memoria ed oblio. In mezzo a tanto parlare di rinnovato impegno da parte degli artisti questo ci sembra l'esempio più emozionante in cui ci siamo imbattuti.
Il Mattino , 14 settembre 2003 |
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